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IL GIOCO NEL LAVORO SU DI SE’

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Il gioco è una dimensione interiore di festosa allegria, un approccio di sensibile leggerezza verso la vita (ben diversa dalla volgare superficialità), è quello sguardo poetico e naif che sa cogliere l’aspetto ilare e giocoso in ogni situazione, anche in quella apparentemente più cupa e drammatica.

E’ assai frequente notare come colui che ha intrapreso un qualche cammino di consapevolezza, che sia psicologico, corporeo o spirituale, sia per lo più molto serio nella sua ricerca, nel suo impegno, nella sua pratica, fino a trasudare sforzo, pesantezza, fatica e perché no talvolta anche tristezza😅.
La parola stessa ‘lavoro’ su di sè (dal latino: labor = fatica) rimanda in effetti a qualcosa di pesante, a uno sforzo, a qualcosa che tutto è meno che divertente.

La realtà delle cose invece è molto diversa. 😃
Più ci divertiamo più impariamo. Più ridiamo nel processo di consapevolezza più integriamo i risultati ottenuti, più li facciamo davvero nostri.

Alcuni recenti studi psicologici annoverano tra le emozioni primarie comuni a tutti gli esseri umani, oltre a rabbia, paura, gioia, tristezza, cura e stupore, anche il gioco.

Il gioco dunque sarebbe una caratteristica innata tipica non solo del bambino, ma dell’essere umano in generale, di qualunque razza, nazionalità o cultura, e come tale indispensabile per il suo sviluppo e il suo benessere.

Il gioco favorisce la socialità, potenzia lo sviluppo della creatività, facilita il detensionamento di emozioni quali la rabbia e la paura, rafforza in generale l’individuo in quanto correlato a stati di piacere, soddisfazione, appagamento e svago fondamentali per un ottimale funzionamento del nostro sistema immunitario.

La dimensione del gioco è utile e necessaria dunque anche in un qualunque percorso di crescita personale.
Il Maestro indiano Sai Baba era solito dire: “La vita è un gioco, giocala!”, per ricordare all’uomo l’illusorietà del mondo materiale, la sua impermanenza, di non prendere troppo sul serio le sue pene e i suoi guai, e di guardare invece oltre al velo di Maya, alla Realtà divina eterna che sottende ciò che è manifesto, e in quella dimorare.
Ognuno ha una parte in questo Lila divino, in questo gioco cosmico, e deve recitarla (in inglese giocare=recitare: to play) al meglio, ma con il giusto distacco, senza dimenticarsi Chi veramente è il protagonista del gioco, senza identificarsi con il ruolo.

Sri Aurobindo era conosciuto per la sua sottile ironia; a chi vuole avvicinarsi ai suoi eterni insegnamenti e anche sganasciarsi dalle risate consiglio di leggere “La risata divina, l’umorismo di Sri Aurobindo”. Un libretto di grande spessore davvero fantastico.

Nella tradizione Sufi, al fine di trasmettere le più alte verità, vengono largamente utilizzate le storielle di Mullah Nasruddin, una figura di saggio che spesso incarna la stupidità umana e le cui avventure appaiono spesso come vere e proprie barzellette!

<Quello che era considerato lo scemo del villaggio se ne stava seduto sopra un muretto ai bordi della strada a pescare dentro un secchio d’acqua.
Giunse nei paraggi il dotto del paese, che con aria di superbia sghignazzò:
“Razza di scemo, oggi quanti hanno abboccato?”
E Nasruddin rispose: “Tu sei il primo!”>

NEL GIOCO VIGE IL TEMPO PRESENTE!
Nel gioco tutti i tempi, passato e futuro, confluiscono nell’adesso, nel momento presente. Nel gioco tutti i potenziali quantistici possono manifestarsi e diventare realtà.
(“Facciamo che tu eri il principe e io la principessa. Facciamo che io ero grande e tu eri un drago…”)
Il gioco favorisce in modo eccezionale lo stato di presenza. Il gioco è l’azione consapevole per eccellenza perchè non ha scopi se non se stesso.
Nel gioco il pensiero si ferma in modo spontaneo, e al suo posto prende la scena ciò che accade adesso.

Il ricercatore serio sulla Via verso sé non è serio per nulla, e nel suo non essere serio è serissimo.
Tra i vostri crucci quotidiani, le vostre pratiche spirituali, i vostri studi e esercizi per migliorarvi e diventare ciò che pensate di non essere ancora, trovate il TEMPO SACRO PER GIOCARE!
Se avete figli giocate con loro quanto più potete, oltre a far bene a loro farà benissimo a voi.
Se non avete figli giocate coi vostri nipoti, figli di amici, o con i vostri animali domestici, o con i vostri amici adulti o con chi volete. Basta che giocate!😂

– Allora Gesù chiamò a sè un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli”. (Matteo, 18,1-5)

Franca Soavi

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