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MA COSA VUOL DIRE “ESSERE SPIRITUALI”?!

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Questa domanda mi è stata fatta da una mia cara allieva, dopo essere stata tacciata di essere ‘troppo poco spirituale’…
Trovo che la domanda, nella sua semplicità, sia davvero stimolante e porti a riflessioni cruciali.

Come al solito, non darò risposte, al massimo posso portare la mia esperienza fino ad oggi.
Innanzi tutto posso dire cosa per me NON significa “essere spirituali”:
non significa meditare o pregare ogni giorno con disciplina e costanza, non significa fare yoga, essere vegetariani, curarsi con l’omeopatia o con i cristalli, non significa conoscere l’astrologia, sentire l’energia e saperla proiettare, non significa parlare con i defunti, con gli extra terrestri, con gli Angeli o con altri esseri di Luce, non significa saper uscire dal corpo e fare viaggi in altre dimensioni spazio-temporali; non significa disdegnare il mondo terreno, con i suoi fasti e attrazioni, non significa frequentare corsi e seminari di risveglio della coscienza o essere devoti di un qualche maestro, non significa conoscere le proprie e altrui vite passate.
Essere spirituali non significa vedere l’aura di persone e vegetali, non significa non arrabbiarsi e non avere più bisogno degli altri, non significa ascoltare musica bineurale e a 432 hertz.

Soprattutto “essere spirituali” non significa essere migliori, superiori, “più avanti”, una presunta élite di esseri risvegliati e consapevoli che hanno capito cose che la povera massa ‘addormentata’ e ignorante non ha capito.

Nel significato più antico lo Spirito (πνεῦμα – pneuma) si presenta come qualcosa che vitalizza il corpo, «il soffio vitale come sottile principio materiale di vita» analogamente al significato di anima.
E ancora, nell’idealismo tedesco lo Spirito è una totalità assoluta, che comprende ogni tipo di manifestazione della realtà, certamente anche la materia.

Spesso incontro persone che, con un vezzo di compiacimento, si definiscono ‘spirituali’, quasi la spiritualità fosse un obiettivo da raggiungere, una volta adempiuti diligentemente certi compiti.
Quelle stesse persone magari non riescono ad avere il denaro necessario per condurre una vita soddisfacente ed appagare i desideri della propria anima; oppure soffrono di una sorta di nostalgia cronica verso altri mondi o tempi d’oro passati, vivendo male in questo mondo, nel loro paese, nella loro città, nella loro famiglia, nel loro presente…
Alcuni altri non ti abbracciano mai, sono quelli che emanano una specie di freddezza, di necrosi emozionale, in nome di un malinteso distacco; altri ti abbracciano troppo, in nome di una presunta nuova fratellanza e sorellanza che rende tutti vicendevolmente friendly and free. Namastè.

L’altro giorno, in campagna, ho visto un uomo di circa 90 anni che, dopo aver predisposto un gran mucchio di legna e sterpaglie, ha appiccato il fuoco per bruciarle. Ha eseguito ogni operazione con cura, con la giusta lentezza, con la maestria di chi ha ripetuto tante volte gli stessi gesti, ed è rimasto in silenzio così, ad osservare le fiamme fino alla fine, fino a quando il falò si è spento. Io, appena dietro di lui, siamo rimasti in quel silenzio ossequioso davanti al fuoco credo almeno per un’ora, nessuna parola, nessun imbarazzo, eravamo testimoni attenti e rispettosi. E con lo stesso silenzio pieno di tutto, siamo poi tornati ognuno alle nostre faccende. Per me quella è stata senz’altro un’esperienza spirituale.

Essere spirituale per me vuol dire essere in contatto con Chi sono veramente, e con il Tutto di cui sono parte, oltre la personalità che indosso; sentire la sacralità della Vita in ogni creatura e in ogni più insignificante gesto, sentire lo stupore, la commozione, l’allegria per la Vita che si rinnova ad ogni istante, sentire che in verità non c’è separazione sostanziale tra Spirito e materia, e che non esiste l’uno senza l’altra. Essere felici solo ad osservare un filo d’erba, o le rughe su un volto di passaggio, o nel percepire la presenza del tuo piede, esserci ed esserci totalmente mentre un clacson suona, nel fresco del mattino così come nella calura del mezzogiorno; mentre scopi il pavimento, o mentre fai la doccia.

Sentire che ogni istante è poesia, e che la Vita è una meravigliosa ed entusiasmante avventura sempre: questo per me è spiritualità, sentire la vita dappertutto, e avere l’incrollabile fiducia che è la Vita stessa a portarmi, non viceversa che sono io a vivere.

Il Bodhisattva nella tradizione Buddista, l’essere spirituale per eccellenza, è colui che, raggiunta l’Illuminazione, torna “indietro” nel mondo fenomenico per trasmettere la sua esperienza agli altri; non se ne sta a crogiolarsi nel suo mondo spirituale, torna nel mondo. Cosa significa questo? Significa che la spiritualità assurge al suo più alto valore solo quando ridiscende nella materia.

“Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che in basso, per adempiere i miracoli della cosa una”.
– Tavola Smeraldina, Ermete Trismegisto

Franca Soavi

Prossimi eventi : https://www.spazioinfinito.net/event/la-via-della-presenza-nella-vita-quotidiana/

 

Art: Tekin Tekker

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